Responsabile Area Portieri Centro di Formazione Inter
Massimo una lunga carriera, parlaci di te.
La mia carriera è stata un percorso lungo e difficile; inizia come assistente tecnico nei vari Camp Estivi riservati ai giovani portieri, operando al fianco di preparatori portieri professionisti come Beppe Valsecchi, Gigi Ragno,Davide Pinato,Valerio Fiori fino ad arrivare al grande incontro con William Vecchi che ha segnato l’inizio di una grande amicizia, fuori e dentro dal campo.
Prima dell’incontro con William ho lavorato con diverse società, alcune delle quali di Serie C, altri in settori giovanili sia di dilettanti che di professionisti.
In alcuni casi ho ricoperto anche ruoli di carattere organizzativo legati al mondo dell’Attività di Base. Un percorso fatto di sacrifici; per un periodo ho lavorato anche per alcune società del Nord per cui per 3 volte a settimana prendevo il treno a Massa alle 6,30 e rientravo la sera all’1 di notte, e la mattina seguente ricominciavo; ne approfitto per salutare un amico e un grande preparatore di quel periodo, Rossano Berti.
Il ruolo del portiere ha subito profondi cambiamenti negli ultimi anni, cosa ne pensi ?
Il ruolo del portiere si è evoluto per quanto riguardo l’aspetto tattico. Oggi il portiere è sempre di più impegnato nella partecipazione alla costruzione del gioco,anche se devo dire che a volte si esaspera troppo questo aspetto con giocate che mettono in difficoltà il portiere. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico a mio avviso siamo andati indietro, attribuendo questa carenza all’aumento della velocità e della rapidità della palla e ai cambiamenti repentini delle situazioni di gioco; questi spostamenti così veloci aumentano naturalmente le difficoltà del portiere.
Oggi si valuta un portiere da come gioca la palla con i piedi ! Il portiere prima di tutto deve saper parare poi se è bravo anche con i piedi tanto meglio !
Credo che si sia rotto il cordone ombelicale che teneva insieme tutti i portieri nel grembo materno della grande ” Scuola dei Portieri Italiani “. Nella maggior parte dei casi, i grandi portieri che hanno smesso di giocare non hanno continuato a stare in campo come preparatori, chi meglio di loro avrebbe potuto contribuire alla crescita della Scuola dei Portieri Italiani.
Raccontaci del tuo lavoro settimanale all’interno del CDF.
Il mio lavoro settimanale tiene conto di un concetto fondamentale che investe la crescita del giovane portiere, la loro FORMAZIONE. Di conseguenza il lavoro non si basa sulla gara della domenica, ma sulla conoscenza e sul consolidamento degli aspetti tecnici-tattici-cognitivi; il giovane portiere deve infatti essere cresciuto come un atleta e quindi tutti gli aspetti motorio-coordinativi e condizionali devono essere integrati nel programma di lavoro settimanale; la gara naturalmente costituisce il momento di verifica.
Ma il lavoro non basta, occorre costruire un rapporto di rispetto e di lealtà; i portieri vanno sempre difesi!
L’Inter è sempre molto presente nel percorso di formazione del CDF. Qual’e’ il tuo rapporto con Manuel Amoroso, responsabile Area Portieri del Settore Giovanile dell’Inter.
Il rapporto con Manuel è ottimo perché siamo in sintonia sui concetti della formazione del portiere. La sua presenza durante l’anno insieme a quella di Luciano Castellini, un gigante nel ruolo, costituisce per noi del CDF uno stimolo per una crescita continua.
Quali sono a tuo giudizio le qualità che deve avere un giovane portiere?
Il coraggio e lo spirito di sacrificio, che vanno di pari passo all’apprendimento e alla capacità di adattarsi alla variabilità delle situazioni di gioco. Per quanto riguarda lo spauracchio legato all’altezza, che sicuramente è importante, ma non necessariamente il portiere deve avere una altezza fuori dal comune.
Quali sono secondo te i migliori portieri italiani e stranieri e a quali i nostri ragazzi possono ispirarsi?
Attualmente si parla molto bene di Guglielmo Vicario, per quanto riguarda gli stranieri personalmente direi Allison Becker.
Ai nostri ragazzi dico sempre di guardare i video sia dei grandi portieri del passato che di quelli del presente e di cercare di carpirne i segreti.