Intervista a Marco Vannini, mister dei giovanissimi B 2008

Qual è il tuo bilancio sulla stagione fino a qui?

“Sicuramente positivo. Abbiamo vinto il torneo Cordischi, siamo arrivati terzi alle fasi nazionali di categoria e abbiamo vinto il nostro girone di campionato. Ma lasciando da parte i risultati, la soddisfazione più grande è vedere migliorare i ragazzi allenamento dopo allenamento e di questo sono molto contento. Detto questo non dobbiamo accontentarci e sfruttare il tempo che ci rimane fino alla fine della stagione per continuare a crescere e portare a casa risultati utili”. 

Quanta responsabilità c’è nell’allenare dei ragazzi in un’età così importante per la loro crescita?

“L’allenatore è una figura fondamentale, sia ne ragazzi che negli adulti, ed è per questo che deve essere una persona preparata. Non solo sulle conoscenze tecniche e tattiche ma deve anche essere promotore di principi di vita, che poi serviranno ai ragazzi in campo e nella vita di tutti i giorni. Per diventare qualcuno nel calcio, come nella vita, non bastano le capacità ma servono anche dei valori forti a cui aggrapparsi”. 

Cos’è per te il calcio?

“Questo sport per me è una grande passione. E’ stato il filo conduttore di tutta la mia vita, tante cose sono passate ma il calcio è sempre rimasto. Il calcio per me è socialità, soprattutto da giocatore, mentre da allenatore è una responsabilità ma anche uno stimolo per crescere e non sentirsi mai appagato, studiando sempre nuovi modi di trasmettere idee di calcio e principi di gioco”. 

Da quanto tempo sei al Tau?

“Sono arrivato nella stagione 2019-20, ho fatto due anni con l’U13 e quest’anno sono arrivato nell’U14. Prima ho fatto altre esperienze tra Lucchese, Empoli e Prato ma devo dire che al Tau ho trovato un grande senso di appartenenza e un ambiente che abbina la familiarità alla professionalità, che non è scontato”. 

Hai un sogno nel cassetto?

“Quello di non sentirmi mai appagato. Vorrei che questa voglia di conoscere, imparare e studiare non mi passi mai.  Se dovessi arrivare a quel punto probabilmente smetterei e mi auguro di non doverlo fare mai”. 

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