Il nostro staff: intervistiamo maurizio matteoni

Casa fai per il Tau? 

“Per rispondere a questa domanda parto sempre col dire cosa il Tau fa per me. Nel senso che la società mi permette di poter contare su uno staff di persone qualificate, grazie alle quali poi possiamo risolvere problemi, organizzare eventi e gestire tutta la mole di lavoro che c’è dietro a una società come il Tau Calcio. Il mio compito è quello di coordinare tutte queste figure per far si che la macchina Amaranto funzioni al meglio”. 

Secondo te la forza del Tau Calcio sta nelle persone che la compongono?

“Sì, ognuno di noi fa la differenza, dal magazziniere, al custode, al mister, dagli staff tecnici, fino a noi della segreteria. Io credo veramente nello slogan “Noi Siamo Tau”, perchè all’atto pratico questa società è composta da persone, che ogni giorno lavorano per consentire a tutti i nostri ragazzi di divertirsi e giocare a calcio nel migliore dei modi, cercando poi di raggiungere traguardi importanti. Tutti i ruoli sono fondamentali e chi li ricopre deve essere messo nelle condizioni di fare al meglio il suo lavoro. Riuscire a comporre negli anni uno staff fisso è importantissimo affinché si crei una coesione e un’amalgama di gruppo solido, che è fondamentale poi per velocizzare il lavoro e aumentarne la qualità. Inoltre, se fai parte di una realtà da tanto tempo, ti identifichi in quel progetto e sei spinto a dare ancora di più perchè lo senti tuo”. 

Da quanti anni sei al Tau Calcio?

“Ho iniziato attivamente come dirigente accompagnatore dieci anni fa, quando mio figlio ha compiuto sei anni ed ha iniziato a giocare a calcio. Da lì è partito il mio percorso che mi ha regalato tantissime esperienze prima di ricoprire questo ruolo che faccio ormai da 5 anni. Ci tengo a ringraziare tutte le persone che in questi anni mi hanno permesso di crescere e imparare tante cose nuove, perchè grazie ai loro consigli oggi posso fare meglio il mio lavoro”.

Qual è per te l’essenza del calcio?

“Sono appassionato di questo sport in generale, ma la sua essenza secondo me si ritrova nei bimbi più piccoli e quindi nei settori giovanili. In quella fase di vita tutti sono concentrati sulla cosa più importante…divertirsi. Vederli crescere coltivando un sogno è la cosa che più mi motiva in questo lavoro. A volte i problemi sono tanti e anche una società strutturata come il Tau fa fatica, ma mi basta andare qualche minuto in campo a vedere un allenamento che subito tutto lo stress e le preoccupazioni passano in secondo piano. Dare la possibilità ai bambini di coltivare un sogno e fare sport nel miglior modo possibile è una grande responsabilità, ma anche un grande privilegio e una grande soddisfazione”. 

Qual è il cambiamento più grande che hai notato in questi anni sulle nuove generazioni? 

“Che hanno molte distrazioni in più e quindi noi dobbiamo essere bravi a coinvolgerli senza farli annoiare. Non deve diventare un sacrificio venire al campo, ma devono essere gli stessi ragazzi a chiedere di venire. Alla fine di ogni allenamento i nostri mister chiedono sempre: “Vi siete divertiti”. Se la risposta è no vuol dire che stiamo sbagliando qualcosa e dobbiamo rivedere i metodi di allenamento”. 

Cosa pensi dei settori giovanili italiani e nello specifico di quello del Tau?

“Penso che ci sarebbe bisogno di qualche riforma che valorizzi e favorisca il lavoro dei settori giovanili italiani, perchè se smettiamo di occuparci dei giovani non abbiamo futuro, ma questo lo dico in maniera generale, non solo nel calcio. Credo poi che l’attività dovrebbe essere equiparata fra squadre professioniste e dilettanti in merito a chi investe e lavora in modo professinale nel settore Giovanile”. 

Hai un sogno nel cassetto?

“Sì. Mi piacerebbe che un bambino che ha iniziato a 5 anni con la nostra Scuola Calcio Inter, dopo aver seguito tutto il percorso di crescite nel settore giovanile del Tau, arrivi a giocare ai vertici del calcio fino alla convocazione in Nazionale. Questo è il sogno che ho e che, insieme alla società e a tutto lo staff, cerchiamo di far diventare realtà”. 

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