- Stefano, com’è nata questa tua passione? In genere sono altri i ruoli a cui si ambisce per entrare nel mondo del calcio, perché proprio lo scouting?
Mi sono avvicinato al calcio all’età di sette anni grazie al mio amico Matteo che mi convinse ad acquistare l’album delle figurine Panini dei Mondiali del 2002. Ricordo ancora la delusione per l’eliminazione per mano della Corea del Sud e dell’arbitro Moreno. Da quel periodo il calcio è entrato nella mia quotidianità e tutt’ora cerco di alimentare la conoscenza di questo sport nel suo complesso attraverso lo studio sia di aspetti “di campo” sia di quelli storici, economici e sociali, che ho potuto approfondire anche all’università di economia. Inoltre, come molti giovani appassionati, attraverso i videogiochi ed internet ho sempre provato una certa emozione nello scovare giovani talenti, ed è per questo che ad un certo punto ho pensato di coltivare questa passione nella vita reale. Nel 2012, a 17 anni, ho avuto l’opportunità di entrare nel Tau Calcio del presidente Antonello Semplicioni, che ringrazio per aver dato fiducia ad un ragazzo senza esperienza, iniziando la gavetta sotto la supervisione di Giuseppe Di Furia.
- Quali qualità deve avere un operatore in questo campo? È necessario o comunque importante aver avuto un’esperienza propria come giocatore o allenatore?
Io non ho giocato a calcio ma ritengo che, nell’ambito dell’attività di scouting, un passato da calciatore o da allenatore sicuramente aiuti soprattutto per aver avuto la possibilità di allacciare i rapporti con le tante persone che lavorano in questo ambiente. Credo che l’abilità di fare networking e la capacità di valutazione siano cruciali per un osservatore ma ad essa devono affiancarsi altre qualità come l’autostima, lo spirito di iniziativa, la riservatezza, la sensibilità umana, una buona memoria, la conoscenza delle norme, la capacità di interpretare l’evoluzione del calcio. Questi attributi un po’ si posseggono di natura, un po’ si possono sviluppare con lo studio, l’esperienza e stando vicino a persone di valore.
- Ti definiresti metodico o intuitivo nelle tue valutazioni? Cioè, il cosiddetto “fiuto” che importanza ha?
Credo che un bravo osservatore debba essere flessibile ed equilibrato nelle valutazioni al fine di sbagliare il meno possibile. Metodo ed intuito possono andare di pari passo. Si potrebbe dire che ascoltare l’istinto durante l’osservazione possa affiancare la valutazione del calciatore utilizzando gli altri parametri. In ogni caso, penso che un vero e proprio metodo possa essere utile a partire dal calcio a 11, quando diventa necessario costruire una rosa completa e considerare le caratteristiche dell’allenatore. Al Tau seguo i giovanissimi e gli esordienti, per cui resta di primaria importanza valutare la prospettiva del bambino/ragazzo e l’attitudine naturale alla pratica del gioco del calcio.
- Quali sono i parametri che utilizzi per la valutazione di un ragazzo? Fisico, tecnica, tattica, altri? Me li metteresti in ordine di importanza?
Durante il corso osservatori FIGC, al termine del quale ho ottenuto l’abilitazione, e affiancando quotidianamente professionisti di livello ho avuto la possibilità di costruirmi un metodo che mi permetta di valutare il calciatore, soprattutto, come detto, se già formato. Oltre ad avere un metodo, sostengo sia fondamentale tenere l’occhio allenato e conoscere i diversi livelli e le varie categorie per comprenderne le differenze. Il profilo fisico, il profilo atletico (spesso confusi), il profilo coordinativo, la tecnica e la tattica sono tutti da considerare. Tuttavia, credo che il parametro di maggiore importanza, soprattutto nei ragazzi, sia quello mentale.
- Tali parametri sono sempre gli stessi indipendentemente dal ruolo che occupa il ragazzo in campo?
Avvicinandosi al calcio dei grandi, ogni calciatore-obiettivo dovrebbe essere osservato considerando tutti i parametri menzionati precedentemente e valutato facendo attenzione alle idee dell’allenatore, alle caratteristiche dei futuri compagni di reparto/squadra, ma anche tenendo presente la politica della società e le richieste del mercato. Credo sia importante valorizzare le attitudini del calciatore, inserendolo nel miglior contesto possibile.
- Il tuo, ormai, è diventato un vero e proprio mestiere, visto che le società professionistiche lo esercitano in ogni parte del mondo. Ha importanza anche nel nostro livello ed è stato di aiuto ai successi avuti dalla società in questi anni?
Credo che lo scouting abbia avuto un ruolo decisivo per il Tau Calcio sia nei successi sportivi sia per aver permesso a molti ragazzi di intraprendere un percorso di formazione di valore per poi crescere successivamente in società professionistiche. Il merito va dato alla lungimiranza del presidente, ai direttori e responsabili che hanno condiviso e che stanno alimentando questa filosofia.
- Non credi che spesso ci si limiti ad una valutazione solamente tecnica o fisica, tralasciando magari altri aspetti come ad esempio quello della personalità, fattore che spesso incide in modo determinante nella carriera di un ragazzo per poter arrivare a livelli importanti?
Credo che una completa valutazione del calciatore non possa prescindere dall’individuazione dei fattori psicologi, un aspetto di non immediato riscontro sul campo. Infatti, durante l’osservazione di un giovane cerco di intuirne i tratti caratteriali e rimango colpito in positivo quando il ragazzo dimostra di avere “fame” e voglia di emergere.